Fotografo professionista, si dedica fin da subito alla fotografia di paesaggio, concentrando la sua attività nei deserti del Sud Ovest degli Stati Uniti che fotografa con macchine fotografiche a grande formato. Nel 2012 viene intervistato per il numero speciale della rivista Progresso Fotografico – Serie Oro dedicato ai dieci migliori fotografi italiani di paesaggio .
Attualmente si occupa principalmente di fotografia di prodotti, in modo particolare collabora con aziende legate al mondo della moda a dell’alta tecnologia, realizzando immagini che vengono utilizzate per le campagne pubblicitarie nazionali ed internazionali.
Continua ancora oggi ad utilizzare le macchine fotografiche a grande formato nel suo studio, per la sua attività di ritrattista con le tecniche tradizionali a pellicola. Alcuni suoi ritratti possono essere visionati sul sito: www.marcofrigeriophotography.com .
Per lui però la fotografia è soprattutto sperimentazione e ricerca, uno spazio liscio su cui galleggiare facendo scoperte d’ignoto, delirio e smarrimento, ecco perchè è abitato da una fotografia che si confronta con il mondo dell’arte contemporanea. I suoi lavori sono stati esposti sia in Italia che all’estero, e possono essere visionati sul sito: www.marcofrigerio.com
Grazie per la serata nel tuo studio, è stato tutto molto interessante - ed è stato notevole come siamo riusciti ad attraversare quel mondo in modi così diversi l'uno dall'altro. Un plauso a tutti per i lavori. Ripensando alla serata, per quanto riguarda i miei dittici il tema dominante, forse inconscio, è stata la necropoli, la Ca' dei Morti, la Città Dolente, e i suoi abitanti veri e quelli immaginati nella pietra e nel bronzo - le loro storie vere, e le aspirazioni immortalate. Nel mio caso inoltre tutti tranne uno - femminili, senza che fosse pianificato. Non, so, forse perché nella cultura italiana la Morte è femminile? Mietitrice e Generatice? Poi, guardando la foto della giovane donna nell'ovale ormai bordato di verde, mi sono reso conto che ero più o meno nella stessa posizione dove un altro fotografo, forse ormai dimenticato, in un altro tempo, in un altro luogo, aveva scattato quella foto. Un circuito spazio-temporale che forse solo la fotografia con i suoi rimandi, la sua specularità, può generare così facilmente.
Luigi Domenico
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